Quello che abbiamo di più caro
Ci troviamo sull’altra riva del mare di Galilea, detto anche di Tiberiade. Ci viene riferito dal Vangelo che lo seguiva molta folla, anche per i molti segni che egli operava soprattutto sugli infermi. Ad un certo punto Gesù, fermandosi e alzando lo sguardo, si accorge di questa moltitudine di persone che lo segue e che gli va incontro. “Ed ebbe (...)
C’è un atteggiamento adeguato alla natura stessa dell’umano e del cuore che permette di sorprendere e sentire sempre - in tutta la sua chiarezza e vastità e sempre al fondo di noi stessi – l’assoluta esigenza che siamo, l’assoluto bisogno che siamo… Ed è l’unico atteggiamento adeguato – razionalmente adeguato – non solo per sentire e far emergere tutto il (...)
Altre volte avevano sentito parlare Gesù di una sua partenza, di un suo distacco da loro. Spesso riferito come un distacco tragico e doloroso - che anticipava la sua messa a morte e tutto il momento tragico che sarà la sua passione. Ma nessuno aveva mai osato affondare di più sulla realtà di quelle sue parole. Ora è arrivato il (...)
Dove è possibile ora, per noi come per ciascun uomo,l’esperienza di questo incontro con Dio che si mostra e si rivela nella presenza di Gesù? Dove è possibile l’esperienza di questo avvenimento nell’oggi di ogni uomo? Qual è e dove è questa via sempre aperta e accessibile verso di Lui? Dove è possibile vivere come esperienza e come cammino umano (...)
“In Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c’è una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici. Sotto questi portici giaceva una folla di ammalati, ciechi, zoppi e paralitici... c’era là un uomo infermo da 38 anni. Gesù, vedendolo disteso e saputo che da molto tempo stava così, in quella condizione, gli si avvicinò e gli disse: vuoi guarire?” (cfr. (...)