nel frammento

NUMERO 2 / ANNO 2024

Un’alba nuova sorge all’orizzonte

di Barbara Braconi

Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno in cui nulla accadrà… La lentezza dell’ora è spietata per chi non aspetta più nulla” - scriveva Cesare Pavese nella poesia Lo steddazzu. È una delle prime riflessioni su cui Nicolino si soffermava con noi sin dagli incontri che vivevamo all’inizio del nostro cammino, in particolare nel tempo dell’Avvento. Mi ha sempre colpito, perché mi ci sono sempre tanto ritrovata. Leggeva la mia esperienza soprattutto delle estati precedenti il mio incontro con Cristo. Negli anni dell’adolescenza, per me l’estate era un tempo in cui percepivo ancora di più la noia, perché non c’era la scuola, che allora era la mia occupazione preferita. Trascorrevo molto tempo da sola, leggendo tantissimo e guardando la tv; avvertivo fortissima la lentezza dell’ora e neppure più speravo che potesse accadere qualcosa di nuovo.

Ultimamente questa testimonianza di Pavese mi è tornata in mente vivendo molto tempo in ospedale, per assistere mio fratello ricoverato. Abbiamo avuto come compagni di stanza dei signori anziani, che nessuno veniva mai a trovare. Temevo che Juri li disturbasse con la sua musica e i suoi giochi e invece sentirlo era per loro una compagnia e li rallegrava. Anche in mia madre e in genere in tutti gli anziani vedo la sofferenza per le giornate che scorrono sempre uguali, con un tempo che si fa sentire lunghissimo. Solo apparentemente, però, è una loro prerogativa, in realtà ci riguarda tutti. Quanti ragazzi ce lo mostrano dai gesti più violenti che si ritrovano a compiere al chiudersi in camera senza uscire mai, dagli atti autolesionistici sempre più diffusi all’affannosa ricerca di un continuo di-vertere senza mai trovare pace e soddisfazione! Non è una questione legata all’età o alle possibilità di fare o meno tante cose. Tutti (anche io) sperimentiamo che possiamo pure riempire il tempo ma non colmiamo il vuoto.

Questo numero è particolarmente segnato da testimonianze e approfondimenti che ci aiuteranno a verificare se quel vuoto, che tutti sperimentiamo, può essere colmato. Il suggerimento è di accogliere la sfida di questa verifica, con l’augurio che nel cuore di ognuno possa emergere incontenibile la certezza che sempre e di nuovo non solo il Signore “verrà a visitarci dall’alto come un sole che sorge”, ma che addirittura “abita in mezzo a noi”, facendo della vita una continua esperienza impareggiabile, per cui ogni giorno possiamo commossi cantare: “Un’alba nuova sorge all’orizzonte: con il cuore e con la mente salutiamo il Dio di gloria”.

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