Mentre tutti sono lì a bocca aperta, con gli occhi spalancati, in un ascolto attentissimo, in un silenzio che faceva ancor di più emergere la forza del suo grido, improvvisamente Giovanni si azzittisce. E il suo sguardo, normalmente rivolto a ciascuno dei presenti, lo ritroviamo a fissare intensamente la figura di un uomo - un uomo giovane, un trentenne - che gli sta venendo incontro. È Gesù, che come uno dei tanti è presente, e fa la fila come tutti, prima di presentarsi davanti a Giovanni. Pensate che cosa inaudita: il Mistero fatto uomo, il Mistero in cui tutto consiste fatto uomo, l'Infinito fatto uomo, l'avvenimento della salvezza… come uno dei tanti tra la folla. Che si sottomette alla comune condotta di tutti. Giovanni lo intravvede proprio mentre fa la fila per avvicinarsi a lui. Noi lo sappiamo che è Gesù che gli sta andando incontro. Ma per tutti quell'uomo è ancora uno sconosciuto. E Giovanni, mentre lo vede passare, continuando a fissare la sua presenza che si avvicina, pronuncia le inaudite parole: “Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”. Gesù si presenta davanti a Giovanni per essere come tutti gli altri battezzato, ma lui vuole impedirglielo, e gli dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu invece vieni a me?”. Ma Gesù lo fa tacere e gli impone di farlo, replicandogli: “Lascia per ora. Per noi infatti è doveroso adempiere ogni giustizia”. È un momento brevissimo ma intensissimo, di una intensità unica. E Gesù, dopo il gesto dell'immersione, esce dall'acqua e riprende il suo cammino. Immaginiamo Giovanni immerso e gonfio di commozione. Tutto quello per cui era venuto al mondo si era presentato a lui. I suoi occhi avevano fissato i suoi occhi, il suo sguardo aveva fissato il suo sguardo. La sua vocazione era compiuta. Tutto questo inaudito e struggente momento viene intercettato e partecipato da due uomini, anch'essi venuti quel giorno per ascoltare Giovanni Battista. Molto probabilmente sono andati altre volte ad ascoltarlo. Con molta probabilità sono due che hanno confidenza con il profeta. Certamente lo amano, lo stimano e lo ascoltano come dei discepoli. Quel giorno, essendo molto vicini al Battista, si ritrovano ad ascoltare nitidamente le parole pronunciate da Giovanni: ecco l'Agnello di Dio, ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Parole mai prima pronunciate e mai udite da loro. E prima ancora che possano chiederne la spiegazione, si sentono investiti dallo sguardo commosso di Giovanni che accenna loro con chiarezza di seguire Gesù. Uno di questi due uomini è Andrea, fratello di Simon Pietro. L'altro possiamo riconoscerlo in Giovanni. E così cominciano a seguirlo. A seguire uno sconosciuto. Ma uno sconosciuto che dalle parole e da quel cenno di Giovanni Battista comincia ad imporsi al loro cuore, per cui il loro cuore comincia a sentire una strana e irresistibile attrattiva, una sequela irrinunciabile. Si trovano a seguirlo, mantenendo nel primo tratto una certa distanza, quasi per timidezza e per un senso di sproporzione da cui si sentono invasi. Una distanza che immaginiamo di qualche metro. Per un po' permangono a questa distanza, senza però mai smettere di fissarlo. Non si dicono nulla, sono solo presi dallo stargli dietro che il cuore gli impone. Pensiamo a tutto quello che poteva passare loro per la testa, a quello che avranno pensato in quel brevissimo tratto… Se in questo momento non ci ritroviamo nella contemporaneità di quello sguardo, di quel cuore, di quell'esperienza umana, non so cosa stiamo a fare qui. Tutto quello che possiamo vivere, fare, pensare o stabilire, dalla mattina alla sera; tutto quello che ci diciamo e ci richiamiamo nel cammino della Compagnia, tutta la nostra vocazione e il nostro lavorare non è niente, non serve a niente se non è affermativo di un’umanità segnata dall'avvenimento di Dio nella storia, per il senso e la salvezza della vita di ogni uomo. Che trova proprio in questo momento il suo inizio pubblico, la sua rivelazione pubblica ed esplicita. L'inizio del coinvolgimento totale di uomini attorno a Gesù, che saranno la prima carne di quella compagnia in cui Cristo stabilirà la permanenza della sua presenza nella storia. Quella che ha raggiunto ciascuno di noi, fino a chiamare noi ad essere quella compagnia adesso: la santa Chiesa. Per questo vi provoco a sentirvi presenti in questa dinamica, perché ci riguarda tutti e perché, 2000 anni dopo, ha coinvolto ciascuno di noi nella medesima esperienza del cuore e della ragione. Anche il richiamo, più volte ripetuto, sul senso della vocazione di Giovanni Battista, non può riguardare solamente lui. È una provocazione per ciascuno di noi. Lui nasce per affermare Gesù, per indicarlo a tutti come il Messia. Noi invece possiamo essere presi, occupati e attivati da altro!... Certamente in Giovanni non può che risultare unico e originale. Ma noi, ciascuno di noi per cos'altro dovrebbe vivere? Chi dovremmo affermare? Chi dovrebbe stabilire la dignità e la pienezza realizzativa ed esaltativa della nostra vocazione? Se non è Gesù e non è per affermare e mostrare Gesù, per chi è e c'è la nostra vita, la nostra vocazione?
Torniamo da quei due giovani uomini che lo seguono a distanza. Si ritrovano un cuore accelerato nei suoi battiti normali, come quando si è alla presenza dell'amore o di una persona riconosciuta decisiva per la vita. Tra di loro c'è uno strano intensissimo silenzio che viene interrotto solamente quando Gesù, sentitosi seguito, si ferma e volge il suo sguardo su di loro ponendogli questa domanda: “Che cercate?”. È una domanda semplice, è una domanda elementare. Eppure è una domanda disarmante, che costringe. Che costringe a far emergere tutta la consistenza e lo spessore dell'esistenza di un uomo. Infatti, è una domanda che nessuno pone. Se siamo leali con noi stessi, solo una volta l'abbiamo sentita rivolta a noi, e rivolta proprio alla nostra vita intera. È una domanda che mostra già tutto il coinvolgimento appassionato e gratuito da parte di chi la pone verso il soggetto e l'umano a cui è rivolta. È una domanda che ha costretto e costringe ognuno a mettersi davanti alla propria vita, a se stesso. È come dire: chi sei? Costringe a domandarti chi sei senza mezzi termini, senza maschere e senza via di fuga. Sempre che la assecondiamo e la lasciamo entrare, sinceramente e lealmente, a provocare la nostra vita. Domandatevi chi vi ha mai posto una domanda così, mostrando di avere a cuore non l'apparenza ma il cuore della vostra vita, di avere a cuore tutta la vostra vita e tutto il vostro umano, senza averne scandalo o paura.
Torniamo a quei due uomini che si sentono per primi rivolgere quella domanda da Gesù: “Che cercate?”. Anche in loro - certamente segnati nel cuore dall'attesa di cui viveva tutto il popolo ebraico - quella domanda ha avuto l'effetto di una nuova chiarificazione e rivelazione dell'attesa del loro cuore. Sentono che davanti a quella presenza il loro cuore scalpita e prorompe in tutta la sua assoluta esigenza e in tutta la sua forza di desiderio. Per questo, avvicinandosi a Lui, rispondono: “Rabbì, maestro, dove abiti? Dove stai?”. Rispondono con un'ulteriore domanda che lascia intravvedere tutto il presentimento di questi uomini verso Gesù. Il presentimento di una corrispondenza impossibile al cuore, che proprio perché impossibile attrae il cuore stesso a stare con Lui per sapere chi è e dove sta. La risposta di Gesù è ancora più disarmante: “Venite e vedrete”. Solo questo. Da 2000 anni non c'è proposta e metodo più razionale, concreto, totalmente e interamente rispettoso e coinvolgente l'umano, la libertà e la ragione, di questa risposta di Gesù. Risponde offrendo una strada continua alla ragione e alla libertà come verifica della verità di quella corrispondenza intensamente sentita dal cuore. È come se volesse accompagnarci dentro questo riconoscimento di Lui, spalancando continuamente la nostra ragione e investendo pienamente la nostra libertà, per l'esperienza di unicità e di verità della sua presenza che solo corrisponde al cuore. Nella storia non c'è una proposta così. O meglio, non si ritrova la pretesa di essere tutto l'avvenimento in cui consiste la vita di un uomo che contemporaneamente si proponga alla continua verifica dell'umano, che proprio chieda la continua verifica dell'umano, che reclami tutto il coinvolgimento dell'umano, senza censurare nulla. A partire dalla ragione. Una ragione che proprio dentro questa proposta e questo metodo trova il massimo del suo coinvolgimento e l'apice della sua natura. Venite e vedrete. E quei due uomini andarono. Aderirono immediatamente alla proposta di andare con Lui. E rimasero con Lui per tutto quel giorno. Non ci viene detto nient'altro di quelle ore. Ma non facciamo fatica ad immaginarceli mentre lo stanno ad ascoltare per ore. Mentre gli aprono il loro cuore con la facilità e la familiarità di chi si sente di essere alla presenza di uno che lo conosce e lo comprende tutto. Per ore lo sentono e lo vedono parlare, affermare la vita e la realtà come nessuno. E il cuore scalpita, arde, è incontenibile. Che intensità e che meraviglia continua saranno state per loro quelle ore di ascolto, di sguardi, di dialogo con Lui! Certamente dovrà essere cresciuta in loro la certezza di essere di fronte ad una presenza inaudita, assolutamente eccezionale. Eccezionale perché totalmente diversa; diversa ed eccezionale nel senso di come parlava, guardava, ascoltava, trattava, svelava, pensava, affermava... “Nessun un uomo ha mai parlato così!”. Tanto che, dopo essersi congedati da Lui, non riescono a staccarsi dalla memoria della sua presenza, delle sue parole, del suo sguardo che continua a dominare la loro testa e il loro cuore. Quello che sappiamo sicuramente è che subito dopo - non sappiamo esattamente quanto tempo dopo - ritroviamo Andrea nell'entusiastica e irrefrenabile ricerca di suo fratello Simone, di Simon Pietro. Con molta probabilità si incontrano in riva al mare, mentre Pietro, che era pescatore, è intento a riassettare le reti dopo una pesca che quasi sempre risultava infruttuosa. È facile immaginare l'umore e la faccia di Pietro. Ci pare di sentire il contrasto tra l'entusiasmo della voce e la luminosità della faccia con cui Andrea gli corre incontro e la faccia di Pietro, segnata da una costante delusione e fatica. “Pietro, Pietro!!”. E lui che avrà risposto: “Cosa c'è, cosa c'hai da gridare? Cos'è quest'entusiasmo?”. “Pietro ascoltami, abbiamo trovato il Messia”. Non ci sono grandi parole. Non c'è una riunione o un raduno spirituale e teologico. C'è solo e semplicemente l'entusiasmo del cuore segnato dall'iniziale certezza, che comincia a crescere in quegli uomini, di aver trovato una presenza che non ha pari e per cui il cuore sente una sconvolgente familiarità, corrispondenza e attrattiva. Tanto da indicarlo - senza ancora comprenderlo - come il Messia. Pietro, pur dentro una comprensibile e iniziale diffidenza, non può non considerare che è suo fratello che gli parla e quindi, oltre all’amore, anche la fiducia che ha verso di lui. Ma soprattutto non può evitare di sentire l’inspiegabile ma evidente certezza con cui Andrea dice quelle parole e di constatare la sua faccia che non aveva mai visto così raggiante e luminosa. C'è semplicemente da seguire quell'invito ad incontrare Gesù che Andrea gli rivolge, perché possa verificare lui stesso. “Che tu possa incontrarlo almeno una volta”, gli avrà detto Andrea.
È proprio semplice la proposta cristiana, il suo metodo di conoscenza e di verifica: vieni e vedi, vieni a vedere. È una provocazione semplice ed elementare di tutta la dinamica dell'umano. Che ti invita a questa verifica dentro ad un cammino, senza censurare nulla di te stesso. È proprio il metodo di Dio per la salvezza di ogni uomo, che mendica tutto il nostro umano e l'apertura del nostro cuore secondo la sua originale costituzione. E non una volta, ma in una continua tensione e sequela, in cui solo è possibile conoscere e raggiungere la certezza della sua presenza che si coinvolge nella storia facendosi Uomo, facendosi quell'Uomo, facendosi Gesù, per il compimento e la salvezza di ciascuno di noi.
Pietro segue suo fratello. Ritrovando, nell’incontro con Gesù, la medesima esperienza di seduzione e di attrattiva. E quell’uomo di nome Gesù comincia da lì in avanti a riempire tutto il suo cuore e la sua vita, fino a non staccarsene più. La presenza di Gesù diventa per questi uomini una presenza evidentemente irrinunciabile e totalizzante. Così irrinunciabile e totalizzante da diventare avvenimento e compagnia permanente. Inizialmente, magari verso sera, tornano pure nelle loro case, per ritrovare i loro cari e le loro famiglie. Ma in maniera sorprendente si ritrovano uno sguardo e una commozione per quei volti che normalmente formano il loro quotidiano, che si giustifica solo per l'imponenza di quella presenza che hanno incontrato e che si mantiene viva davanti ai loro occhi anche quando tornano a casa.
Nicolino Pompei