Attraverseremo ora l’episodio dell’apparizione di Gesù risorto a Maria Maddalena, colei che viene scelta, insieme ad altre donne, per essere la prima testimone della risurrezione di Cristo. Scelgo di soffermarmi sul brano del Vangelo di Giovanni, in cui viene maggiorente messa a fuoco la figura di Maria Maddalena dopo la tragedia della morte di Gesù e, successivamente, nell’incontro con Gesù risorto.
‹‹Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro››. Il contesto che stiamo vivendo è quello successivo alla passione e alla morte di Gesù; successivo a quella mattanza che si è riversata in maniera violentissima sul corpo di Gesù e che ha avuto il suo tragico acuto nella Sua morte in croce. Tutti i suoi amici sono spariti, se la sono data a gambe, si sono nascosti in preda al panico e alla paura. Pietro, per ben tre volte,lo ha rinnegato, per poi fuggire a nascondersi anche lui in preda alla paura. Sono rimasti solamente sua mamma Maria, tre donne, fra cui Maria di Magdala, e Giovanni il discepolo tanto amato. Tutti gli altri sono spariti.
Cerchiamo di immedesimarci - dentro questo tragico clima - con il cuore di questi uomini e di queste donne. Maria Maddalena è una di quelle che ha accompagnato Gesù in tutto il suo percorso di passione, fin sotto la croce. Lo vede morire e, insieme a sua madre, accoglie tra le sue braccia il suo corpo morto e martoriato dalle ferite, per poi curarlo e prepararlo alla sepoltura con una struggente premura.
Non facciamo nessuna fatica ad immaginarla nel suo straziante dolore. È tutta un grido di dolore, è tutta protesa verso quel corpo martirizzato, con un volto trasfigurato dalle lacrime e un cuore dilaniato. Uno strazio che si aggrava ulteriormente nell’ultimo saluto a Gesù, prima che la pietra chiuda definitivamente il sepolcro ed il suo Signore e Maestro amatissimo sparisca per sempre dalla sua vista, dalla sua sensibilità umana. È un’esperienza di dolore che emerge proporzionalmente al suo umano tutto segnato da un amore assoluto, da un’affezione radicale per quella presenza che, attirando, conquistando e ridestando il suo cuore come nessuno era stato mai capace, l’aveva rialzata dalla polvere del peccato, l’aveva liberata dal peso tremendo di un assoluto pregiudizio dentro cui era schiacciata, l’aveva recuperata alla vita e all’amore, l’aveva riaffermata nella sua originalità e in tutta la sua dignità di donna: quella stessa presenza che ora vede massacrata dalle ferite e senza più respiro. Fino all’ultimo istante ha continuato ad accarezzarlo, a bagnargli il corpo con le sue lacrime, come aveva fatto tante altre volte.
In quella presenza eccezionale che l’aveva attratta e travolta totalmente, la Maddalena aveva trovato non solo il senso della sua esistenza, ma anche l’esperienza di una sorprendente risurrezione di una vita ormai sentita definitivamente smarrita, persa, annullata ed esausta. Anche lei - come tutti i suoi amici - si era attaccata, aggrappata a Gesù come l’assoluta consistenza di sé, come l’unica e piena corrispondenza del suo cuore, come la presenza in cui solo era possibile la pienezza della vita, il respiro pieno della vita, la gioia piena del cuore.
Pensiamo allora che cosa deve essere stato per lei il momento in cui viene invitata ad uscire dal sepolcro, e quindi a staccarsi definitivamente dalla presenza fisica di Gesù. Quella pietra, messa a chiusura del sepolcro, la strappa definitivamente dalla possibilità di continuare a guardarlo, ad accarezzarlo, ad adorarlo - anche da morto. Con la sepoltura di Gesù, anche per lei sembra tutto finito. Le rimane solo la possibilità di tornare ogni giorno davanti a quella tomba per continuare in qualche modo a stargli vicino, a sentirlo vicino, a parlargli, a consegnargli sé stessa.
Questo è il contesto storico, umano e psicologico di questa donna che si sta recando al sepolcro di mattino presto, quando era ancora buio. Di mattino presto: perché non riesce più a dormire, non ha altro pensiero che per Gesù. Quel giorno però, il primo giorno della settimana, accade l’impensabile. Pensiamo ancora a come Maria Maddalena può aver vissuto quel tratto di strada, prima di arrivare al sepolcro: in silenzio, con un volto trasfigurato dalle lacrime e dal dolore, con un passo affaticato dallo strazio del cuore. Ma quel giorno cosa accade? Arrivata di fronte alla tomba, si accorge che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Un ulteriore colpo al cuore. Si avvicina all’entrata con il cuore in gola, un respiro sempre più affannato e, arrivata all’uscio della tomba, costata che non c’è più il corpo di Gesù. Viene travolta da un’angoscia profonda, che la sconvolge e la fa emergere in un dirompente e incontrollato stato di agitazione. Il Vangelo riporta che, in questa condizione,‹‹corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, dicendo loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo hanno posto”››.
Questo momento, nei Vangeli, è descritto con differenti focalizzazioni e con diversi particolari, ma tutti coincidenti nell’affermazione e nella testimonianza di Gesù risorto e delle sue apparizioni. Il Vangelo di Giovanni si sofferma a descrivere la corsa di Pietro e Giovanni verso il sepolcro, la loro entrata all’interno della tomba, la costatazione dell’assenza del corpo di Gesù, l’osservazione della sola presenza dei teli e del sudario che rivestivano e coprivano il corpo e il capo di Gesù e che trovano riposti e ripiegati da una parte, senza più il suo corpo. Il Vangelo riferisce anche che, a questa visione, Giovanni ‹‹vide e credette››; ma, contemporaneamente, che ‹‹non avevano ancora compreso pienamente la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Perciò se ne tornarono di nuovo a casa››.
È a questo punto che l’Evangelista torna a focalizzare Maria Maddalena. Anche lei, dietro a Pietro e a Giovanni, è tornata al sepolcro correndo. Ma rimane all’esterno, non entra. ‹‹E piangeva››ci dice il Vangelo. Cerca una spiegazione, vuole una spiegazione e non riesce a trovarla. Si gira attorno cercando qualcuno a cui poterla chiedere. È solo presa da questa esigenza e da un forte stato di agitazione. Non riesce proprio ad accettare l’idea di non avere più nemmeno la possibilità, anche se separata da una pietra, di adorare e di sentire in qualche modo vicino il corpo di Gesù;di non avere più la possibilità di andarlo a trovare e a visitare, di potergli a suo modo ancora parlare. Vi invito ancora una volta ad immedesimarvi con il cuore di questa donna che, non solo vive lo straziante dolore per la morte di Gesù, ma che adesso deve anche accettare di non avere più la possibilità di andare a trovare e a visitare, di potergli a suo modo ancora parlare.
Vi invito, ancora una volta, a immedesimarvi con il cuore di questa donna che, non solo vive lo straziante dolore per la morte di Gesù, ma che adesso deve anche accettare di non avere più la possibilità di andare a visitarlo e a piangerlo davanti alla sua tomba; di non avere più neppure la sua presenza fisica – seppur morta – da andare a visitare.
Quando si recava al sepolcro ogni giorno, la Maddalena sapeva di andare a incontrare e a venerare non Gesù vivo, ma il suo corpo morto. Ma adesso non c’è più nemmeno quello, e si sente intimamente aggredita da un’ulteriore esperienza di vuoto e di assenza. Questo le risulta insopportabile. L’amore - e poi quell’amore! - chiede sempre una presenza, fosse pure quella di un morto, che possa essere in qualche modo incontrata, sentita, amata. La costatazione del sepolcro vuoto strappavain maniera tragica la sua vita – come quella delle altre donne e di tutti i discepoli - da quell’ultimo filo di consistenza d’amore verso Gesù, verso Colui che per loro era veramente stato tutto.
Ed è in questo momento che accade l’impensabile. Mentre sta piangendo fuori dal sepolcro, chinata verso il sepolcro, si accorge di due presenze - due angeli, ci dice il Vangelo - che sono lì, in bianche vesti,‹‹seduto l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna perché piangi?”››. E lei, con tutto l’ardore del cuore e la dolcezza dell’amante, ancora in lacrime, risponde loro: ‹‹“Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù››. Ancora una volta, è Gesù che viene incontro, decidendo di mostrarsi e di farsi riconoscere. Avrebbe potuto risuscitare e poi sparire in cielo o avrebbe potuto manifestare la sua resurrezione attraverso “folgori e fiamme”, attraverso delle manifestazioni strabilianti, e subito dopo salire in cielo. Invece, risuscita e ha subito l’esigenza di incontrare i suoi amici, di manifestarsi loro, di prendersi tutto il tempo per incontrarli personalmente e insieme.
‹‹Allora Gesù le disse: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se lo hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”››. Gesù risorto continua ad essere una presenza reale. Non è uno spirito incorporeo, ma una presenza con un corpo ora risorto e trasfigurato, che porta tutti i segni della sua figura storica e umana, proprio quella con cui la Maddalena ha vissuto e ha camminato per tre anni. Proprio quella presenza, che la Maddalena ha visto crocifiggere e morire, adesso è lì davanti a lei, ma nella nuova, trasfigurata e misteriosa condizione della risurrezione, e quindi non più condizionata dal suo corpo. Anche per questo non lo riconosce immediatamente. Ma è Lui che si fa riconoscere: è sempre Lui che ci porta a riconoscerlo, senza mai semplificare il nostro cammino umano, fin dentro il dolore, perché non venga mai meno la coscienza del nostro bisogno, perché emerga sempre più consapevolmente il bisogno che noi siamo di Lui.
Gesù non gioca mai “a nascondino” con noi: nel modo in cui si pone e agisce c’è solo l’esigenza di indicarci, di mostrarci tutto il cammino umano che, innanzitutto, Lui fa con noi, e che noi siamo chiamati a fare con Lui. È questo cammino umano, questa sua iniziativa di venirci incontro, di abitare e attraversare con noi tutte le circostanze, il metodo con cui pazientemente vince le nostre resistenze, la nostra incredulità, la nostra arroganza, la nostra presunzione; il modo con cui ci libera dalla nostra confusione, dalle nostre paure, dal nostro sentirci perduti e angosciati, dalla nostra debolezza mortale. Gesù ha semplicemente bisogno del nostro umano, del ridestarsi del nostro bisogno: e Lui non manca mai di mostrarsi presente. Ecco perché, innanzitutto, domanda alla Maddalena: ‹‹Perché piangi? Per chi stai piangendo? Chi stai cercando?››.
È in questo momento che Gesù le dice: ‹‹Maria!››. E lei, al solo sentirsi chiamata per nome, si volge di scatto verso di Lui, dicendogli in ebraico: ‹‹Rabbunì!››, che significa: ‹‹maestro››. ‹‹Maestro, sei proprio tu!››.
Immaginiamo con quale straordinaria e impareggiabile intensità Gesù avrà potuto pronunciare il suo nome! Dovrebbe essere facile immaginarlo, perché ciascuno di noi, in un preciso istante della vita, è stato investito dalla medesima eccezionalità, da una medesima e impareggiabile intensità. Quella stessa Presenza, che dentro una intensità incomparabile ha pronunciato il nome di Maria, duemila anni dopo ha pronunciato il nostro nome come nessun altro aveva mai fatto. E lo sta facendo ancora una volta, adesso, attraverso questo incontro, attraverso la carne viva di Maria Maddalena. Solo Lui può pronunciare il nostro nome in un modo tale che tutto il nostro umano si senta così ridestato, così svelato, così abbracciato e accolto, così considerato e amato da non poter fare a meno di seguirlo, di desiderare di attaccargli tutta la vita - come vediamo nell’esperienza umana di Maria Maddalena. Siamo qui per lasciarci nuovamente chiamare per nome da Gesù;per essere ridestati ora alla sua presenza e al suo amore, una presenza e un amore che solo e sempre il nostro cuore brama di incontrare. Non basta infatti che Gesù sia qualcosa del passato: occorre che sia un avvenimento presente ora, che proprio ora ci sta investendo. La sua Presenza deve essere proprio adesso, nel tempo presente, riconosciuta, sperimentata come presente ora.
Non basta neppure dire che Cristo è risorto, è vivo, è presente, se non è un’esperienza viva e presente in noi ora, in cui riconosciamo che è innanzitutto Lui a prendere l’iniziativa di venirci incontro, di mostrarsi vivo, di chiamarci e attirarci a sé nel tempo presente, e che quindi non può fare mai a meno, momento per momento, della nostra disponibilità, della nostra apertura, della nostra domanda, della nostra libertà in gioco, del nostro acceso desiderio di seguirlo, di lasciarci riprendere, cambiare e immedesimare nel suo amore.
Solo per questo Avvenimento, per questa contemporaneità con Lui, dovremmo aderire al nostro cammino e vivere l’esperienza della nostra amicizia. Ed è solo questa la testimonianza che siamo chiamati a portare nel mondo.
Infatti, mentre Maria Maddalena si sta per “fiondare” verso i piedi di Gesù per baciarli e attaccarsi a Lui, Gesù le dice: ‹‹Non mi trattenere…››. ‹‹Non mi trattenere, perché adesso devo compiere fin in fondo la mia missione, tornando al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro. Ma io sarò sempre con voi, fino alla fine dei tempi››. Con questa misteriosa affermazione Gesù le sta indicando che, d’ora in poi, la sua vita dovrà camminare nella strada della testimonianza, andando innanzitutto dai suoi fratelli, dai suoi discepoli per dire loro quello che ha visto: il Signore risorto.
Nicolino Pompei