La notizia è di quelle che fanno pensare ad una bufala, tanto è assurda e irrazionale.
Lo sbigottimento iniziale lascia poi spazio all’amarezza, una profonda amarezza, quando invece ci si rende conto che è tutto incredibilmente vero: il Belgio ha formalmente avviato l’iter burocratico per estendere la pratica dell’eutanasia anche ai bambini, senza alcun limite di età, spingendosi di fatto oltre alla vicina Olanda, dove l’eutanasia è consentita dai 12 anni! Mai nessun Paese al mondo si era spinto tanto oltre!
La “buona morte” in Belgio è legale dal 2002 e i casi sono in continua crescita. Per ora era consentita solo ai maggiorenni che soffrivano di una malattia in stato terminale, ma il governo ha proposto di estenderla anche ai minori, anche su sollecitazione di medici pediatri che già praticano illegalmente l’eutanasia infantile e che vogliono una norma per essere protetti.
Il dibattito, iniziato lo scorso dicembre, è ora arrivato ad un punto di svolta; è giunto infatti in Senato il primo sì politico da una maggioranza parlamentare trasversale e solida, di cui fanno parte tutti gli schieramenti politici, ad eccezione dei cristianodemocratici e degli estremisti fiamminghi. Ora la legge deve passare in Parlamento per l’approvazione definitiva.
Il testo approvato dalle commissioni Affari sociali e Giustizia del Senato belga, con una larghissima maggioranza (13 voti a favore e 4 contro), prevede che possano ricorrere alle procedure di fine vita quei minori, che siano affetti da malattie incurabili e sottoposti a “sofferenze fisiche insopportabili e non lenibili, in fase terminale”. Dovranno essere gli stessi ragazzini a fare richiesta della “dolce morte”, mentre uno psicologo dovrà certificarne la “capacità di giudizio”… E qui sorge spontanea già la prima domanda: su quali basi sarà possibile attestare questa capacità? Come potrà un medico firmare il via libera sapendo di avere di fronte un bambino, magari di 7 o 8 anni?
“I bambini – afferma Monsignor Sgreccia, presidente della Fondazione Ut Vitam habeant e presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, in un’intervista alla rivista Tempi – non sono in grado di giudicare o decidere. Il bambino è sempre stato una categoria protetta, infatti non può prendersi la responsabilità di sottoscrivere contratti, di votare né di assumere un servizio come quello militare. La legge poi non fissa limiti di età, quindi il bambino può essere ucciso anche a due anni o quando è ancora neonato. L’idea dello psicologo, poi, è solo un trucco. Se uno vede un soggetto che si sta gettando da un ponte per suicidarsi, cosa fa, va a chiamare lo psicologo perché si accerti se l’aspirante suicida è in grado di decidere o meno?”. E ancora: “Siamo davanti a un salto di inaudita gravità che disumanizza il rapporto tra le persone”.
Secondo la proposta di legge, inoltre, il bambino dovrà avere il consenso dei genitori. Anche questo punto è più che discutibile. Anzitutto nessun genitore dovrebbe fare del male al proprio figlio, come può dunque lo Stato permettere a chi genera di uccidere? Chi può giudicare il vero bene di un bimbo malato? Lo Stato? I genitori?
“Inquietante”: così Etienne Montero, docente di Diritto all’Università belga di Namur, definisce l’estensione dell’eutanasia ai bambini in Belgio, denunciando anche tutti gli abusi della legge che si verificano nel paese ogni giorno.
“Si sa che oggi i dolori fisici possono essere alleviati e resi sopportabili in modo adeguato” con le cure palliative, continua il prof. Montero. “L’eutanasia è quasi sempre richiesta per una sofferenza di ordine psicologico: stanchezza di vivere, assenza di prospettive… Credete davvero che queste siano anche le ragioni di un minore? Se fosse correttamente curato, sostenuto, accompagnato, io non credo che un bambino si sognerebbe mai di domandare la morte. A meno che non glielo suggerisca qualcuno. Ecco, io penso che l’offerta crei anche la domanda”.
Ritiene, poi, a ragione che il Belgio sta chiaramente insegnando che l’eutanasia è ormai incontrollabile. Difatti “prima era considerata un’eccezione per casi limitati, si richiedeva solo per malattie gravi e incurabili, oggi ci si accontenta di ‘patologie multiple’, legate soprattutto alla vecchiaia. Nessuna controlla davvero se la sofferenza fisica o psichica è insopportabile perché secondo la Commissione di controllo questa nozione è soggettiva. Oggi abbiamo incluso addirittura nella nozione di sofferenza, l’anticipazione di una sofferenza futura. Ho citato solo alcuni casi, ma potrei andare avanti a lungo”.
Un testo del genere non farà altro che compromettere alla base la convivenza tra gli uomini: in una società che possa essere minimante considerata civile, il più forte dovrebbe tutelare, proteggere chi è più debole, in questo caso i bambini, tanto più se è ammalato o in una condizione di sofferenza non solo fisica, ma anche psicologica.
Ciò che si sta facendo strada è un vero e proprio rischio di banalizzazione dell’eutanasia, o comunque di renderla una valida soluzione al male del mondo, in nome di una non meglio definita libertà personale e dignità dei malati. Ci si dimentica che abbiamo a che fare con un dolore così grande, un male di vivere che porta un uomo, o in questo caso addirittura un bambino, a togliersi la vita per mano di medici, che invece dovrebbero salvargliela.
Vi è il nemmeno tanto velato desiderio di diffondere una mentalità secondo la quale l’imperfezione e la sofferenza sono da eliminare, forse perché minano l’immagine di una società perfetta, armoniosa, senza problemi.
Peccato però che tale modo di pensare faccia tornare alla mente scenari mostruosi e inumani, tutt’altro che perfetti e armoniosi: era Hitler che proprio in nome di questo aveva iniziato lo sterminio dei disabili, adulti e bambini.
“La dolce morte – afferma sempre mons. Sgreccia – serve ad alleviare non le sofferenze di chi sta male, ma il peso di chi sta bene”.
Questa legge è dunque un vero e proprio salto nel vuoto più totale, “un salto abissale, sotto il livello di civiltà, di umanità”, dice Sgreccia, che richiede la mobilitazione e la preghiera di tutti, perché la vita è un dono e come tale deve essere tutelato sempre e comunque, perché il Belgio, che non è poi così lontano da noi, anzi fa parte dell’Europa evoluta, apra gli occhi e dica no!