“L’ansia di libertà che si è manifestata un anno fa deve essere corrisposta garantendo la libertà di religione nelle costituzioni di questi Paesi... Le statistiche ci dicono che per ogni 100 persone uccise nel mondo per motivi legati alla religione, 75 sono cristiani”.
Questo è un drammatico tratto del recente intervento di Mario Mauro, Presidente dei Deputati Pdl al Parlamento europeo, durante la conferenza organizzata dal Gruppo PPE mercoledì 9 maggio dal titolo: “I cristiani nel mondo arabo: un anno dopo la primavera araba”.
Il Presidente continua dicendo con forza: “In Iraq ad esempio, che è un Paese chiave nello scacchiere mediorientale, i cittadini di fede cristiana sono presi in ostaggio per progetti di potere. E' il nome stesso di Dio ad essere preso in ostaggio... Si vuole far credere che i cristiani di questi Paesi del mondo arabo siano i rappresentanti dell'occidente, i rappresentanti di una sorta di progetto neocolonialista. Questo è falso! Questi cristiani sono a tutti gli effetti cittadini di questi Paesi, che pregano in arabo, che cantano in arabo. Cittadini a tutti gli effetti con la sola differenza di professare una religione di minoranza in quel Paese”.
Questo intervento è senz’altro la dimostrazione viva del concreto impegno del Parlamento Europeo (che è l’assemblea parlamentare dell’Unione Europea che insieme al Consiglio dell’Unione Europea, costituisce una delle due camere che esercitano il potere legislativo nell’Unione) assunto in particolar modo dal partito popolare, di interloquire con le forze di governo di questi Paesi esteri al fine di riconoscere a tutti la sacrosanta libertà religiosa come diritto fondamentale di ogni uomo; sarebbe difficile infatti lavorare per scrivere una costituzione se non si parte innanzitutto dal rispetto dell’originalità di ciascuno e della piena e assoluta libertà di religione. “Non ci sarà libertà per il mondo arabo se non ci sarà libertà per i cristiani del mondo arabo”, ha concluso Mario Mauro.
Sulla stessa linea è la mozione n. 1-01029 che l’Onorevole Renato Farina ha presentato, il giorno precedente, al Parlamento Europeo, unitamente ai colleghi cofirmatari Enrico Pianeta e Simone Balzelli, in difesa dei cristiani perseguitati, con la chiara richiesta che la Camera con il suo voto impegni il Governo “ad assumere ogni iniziativa di competenza affinché la persecuzione contro i cristiani sia considerata un’emergenza internazionale gravissima in ogni consesso e diventi oggetto di condanna esplicita, e di interventi coordinati ed efficaci da parte delle autorità e delle organizzazioni sovranazionali e internazionali”.
Renato Farina è stato eletto parlamentare europeo il 29/04/2008 e dal 11/03/2009 è Componente della Commissione permanente III Affari Esteri; da subito ha manifestato, insieme al suo gruppo politico, il grande desiderio di ottenere che la persecuzione contro i cristiani venisse considerata una emergenza internazionale gravissima.
Più di una volta ha fatto sentire la sua voce in tal senso ed oggi chiede all’Europa una mossa concreta presentando alla Camera dei Deputati una mozione che spinga l’organo legislativo a definire in una legge, che l’Unione Europea possa rendere esecutiva, il principio che “La persecuzione ai danni dei cristiani e ogni persecuzione religiosa sono intollerabili non solo da un punto di vista confessionale, ma soprattutto in ragione della garanzia e della tutela della giustizia e della libertà di tutti”; ecco perché “occorre assumere iniziative perché queste vittime, come ha sostenuto il Cardinale Scola, non siano oltraggiate, oltre che dalla barbara uccisione, anche con il silenzio e l’indifferenza”.
Lo stesso Farina, introducendo la presentazione della mozione in assemblea, ha ricordato che “la libertà religiosa è il diritto di ciascun uomo, famiglia, popolo, nazione di interrogare e lasciarsi interrogare dal Mistero sul significato del nostro esistere. E’ l’essenza dell’essere uomini, la relazione con il Totalmente Altro, anche quando fosse per negarlo. Nessuno può impedire, deviare, con la violenza o con l’inganno questo diritto senza cui la vita sarebbe schiavitù sotto il potere dominante. Oggi questo sangue è spessissimo sangue di battezzati. Un sangue che è stato annunciato come inevitabile insieme al centuplo da Gesù Cristo nel Vangelo. Il centuplo è il gustare la pienezza della libertà anche mentre la tolgono, perché sei amato...”.
Il 16 maggio, poi, lo stesso Farina ha anche presentato, con la firma di numerosi deputati del Pdl, un’interrogazione parlamentare (strumento attraverso cui il Parlamento svolge la sua attività di ispezione e controllo sull’operato del Governo) al Governo italiano, nello specifico al Ministro degli affari esteri, per essere informato sui provvedimenti che il Governo stesso intende adottare sul tema della libertà religiosa ed in particolare per chiedere che le nostre autorità politiche si facciano valere presso le autorità tunisine e presso l’Alto Commissario per i Rifugiati così da rendere effettiva nel campo di Shousha la libertà religiosa e la tolleranza.
Questo intervento prende spunto dall’occasione del viaggio del presidente Napolitano e del ministro Terzi a Tunisi, per firmare un accordo di “partenariato rafforzato” tra Italia e Tunisia, che deve necessariamente tenere in considerazione la difesa della libertà religiosa, tanto lacerata in quei Paesi.
Introducendo l’interrogazione l’on. Farina ricorda come “l’Agenzia Habesha, guidata da padre Mussie Zerai, denuncia con prove circostanziate, che nel campo profughi di Shousha, in Tunisia, appena oltre il confine libico, dove da un anno hanno trovato rifugio migliaia di profughi eritrei, etiopi, sudanesi e somali, da tempo vige un regime di terrore cristianofobico. Qualche tempo fa è stata distrutta la tenda dove pregavano i cristiani, ora ci vengono segnalati episodi di aggressioni verbali e fisiche a danno dei cristiani fuori dai campi profughi. Anche all’interno si verificano limitazioni della libertà religiosa, fino ad impedire ai missionari di accedere al campo profughi. Inoltre ai profughi che portavano sul collo il segno cristiano della Croce è stato intimato dai militari tunisini di toglierlo. Tutti questi episodi stanno accadendo in un campo profughi sotto la responsabilità dell’UNHCR, Alto Commissariato per i rifugiati, nel silenzio delle autorità tunisine”.
Proprio il Santo Padre è intervenuto di recente sulla questione della libertà religiosa nel suo viaggio a Cuba nel mese di marzo e particolarmente nell’ omelia tenuta alla Plaza de la Revolución di La Habana dove ha affermato: “la Chiesa vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria (cfr Col 1,27). Per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo”. Quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio, ha sottolineato Benedetto XVI ma “pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza”. Siamo dunque grati a chi in questo momento sta risvegliando le coscienze europee anche sul dramma delle persecuzioni religiose, anche perché la legittimazione del diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione individuale sia in quella comunitaria, legittima pure che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. “Il suo rafforzamento – sono sempre le parole del Papa - consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future” (Benedetto XVI – omelia 28 marzo 2012).