Dal 30 marzo al 1° aprile si è riunita in Vaticano a porte chiuse la commissione che Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare la situazione della Chiesa in Cina.
La riunione si è conclusa con un incontro col Papa. Nel comunicato finale, diffuso il 2 aprile, si legge tra l’altro: “I partecipanti, facendo anche riferimento alla propria esperienza, a volte sofferta, hanno messo in risalto problematiche complesse dell’attuale situazione ecclesiale in Cina, che derivano non solamente dalle difficoltà all’interno della Chiesa ma anche dai rapporti non facili con le autorità civili. In questo contesto si è appresa con profondo dolore la notizia del nuovo arresto di S.E. Mons. Giulio Jia Zhiguo, Vescovo della diocesi di Zhengding. Situazioni di questo genere creano ostacoli a quel clima di dialogo con le competenti autorità che, com’è noto, il Santo Padre ha auspicato vivamente nella sua lettera del 2007 ai cattolici della Cina. Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato: anche altri ecclesiastici sono privati della libertà o sono sottoposti a indebite pressioni e limitazioni nelle loro attività pastorali”.
Il Governo cinese, infatti, permette la pratica religiosa nel suo Paese solo con personale riconosciuto e in luoghi registrati presso l’Ufficio per gli Affari Religiosi e sotto il controllo dell’Associazione Patriottica. Per questo si parla della differenza tra una Chiesa “ufficiale” o “AP", l’organismo istituito dal regime maoista nel 1957 con lo scopo di creare una Chiesa nazionale indipendente dalla Sede apostolica, e i fedeli che cercano di sottrarsi al suddetto controllo per obbedire direttamente al Papa, formando la Chiesa “non ufficiale” o “clandestina”.
Il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera, ha affermato che “era da molto tempo che in Vaticano non si citavano esplicitamente nomi e situazioni di persecuzione in Cina, sebbene lo scorso anno, il card. Joseph Zen di Hong Kong, invitato dal Pontefice a scrivere le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo, abbia dato ampio spazio a questo tema, riferito alla Cina, pur senza nominarla”.
Allo stesso modo secondo AsiaNews i sempre più frequenti controlli e arresti sono dovuti anche al prossimo anniversario della morte di mons. Giuseppe Fan Xueyan, Vescovo di Baoding, ucciso dalla polizia nel 1992. Per l’occasione, infatti, i fedeli visitano la tomba del presule e organizzano momenti di preghiera. Mons. Fan, dopo aver passato decenni in campo di concentramento, è stato sequestrato dalla polizia nel 1992. Dopo alcuni mesi, il 13 aprile dello stesso anno è stato riportato morto, depositato nella notte davanti alla porta della casa dei familiari, il cadavere racchiuso in un sacco di plastica, con evidenti segni di tortura.
Le stesse fonti affermano che vi sono anche decine di sacerdoti sotterranei in prigione o nei campi di lavoro forzato. E altre decine i vescovi sotterranei in isolamento (In Cina è persecuzione).
Il sequestro di S.E. Mons. Giulio Jia Zhiguo è avvenuto invece in concomitanza con l’incontro in Vaticano della Commissione plenaria sulla Chiesa in Cina.
Da anni mons. Jia subisce sequestri e isolamenti da parte della polizia, che lo tengono lontano per mesi dalla sua comunità. Durante questi periodi la polizia cerca di indottrinarlo sulla politica religiosa del Partito e lo spinge ad aderire all’Associazione patriottica . Questa volta i motivi sono ancora più gravi e colpiscono al cuore i tentativi del Vaticano nel voler riconciliare Chiesa ufficiale e sotterranea dell’Hebei, la regione a massima concentrazione di cattolici (Sequestrato dalla polizia Mons Jia Zhiguo).
Il comunicato finale spiega che i lavori della Commissione plenaria si sono focalizzati questa volta su “la formazione dei seminaristi e delle persone consacrate e la formazione permanente dei sacerdoti”.
E che “in unione con i Vescovi della Chiesa in Cina, principali responsabili delle comunità ecclesiali, si cercherà di promuovere una più adeguata formazione umana, intellettuale, spirituale e pastorale del clero e delle persone consacrate che hanno l’importante compito di agire come fedeli discepoli di Cristo e come membri della Chiesa e di contribuire al bene del loro Paese come esemplari cittadini”.
I circa 3 mila sacerdoti (ufficiali e sotterranei); gli oltre 1500 seminaristi (ufficiali e sotterranei); le oltre 5 mila suore e novizie (ufficiali e sotterranee) mancano infatti spesso di formatori a causa delle persecuzioni passate e presenti; hanno carenza di strumenti (pubblicazioni, contatti); soffrono di un dislivello grande fra sacerdoti anziani e giovani, mancando la generazione intermedia, corrispondente al periodo della Rivoluzione culturale (1966-1976), quando sono rimasti chiusi seminari, chiese e conventi. Più di tutto, hanno bisogno di aiuti per affrontare le nuove situazioni in cui vive la società: urbanesimo, consumismo, materialismo, migranti, ateismo scientista, ecc..
Nel Comunicato vi è anche l’esortazione a una più decisa missionarietà dei cattolici cinesi in patria e all’estero. Si ricorda che il Papa, nella sua Lettera, aveva spinto la Chiesa in Cina a sentire come sua la missione della Chiesa in Asia e nel mondo. “La Chiesa – dice Benedetto XVI nella Lettera - sempre e dovunque missionaria, è chiamata alla proclamazione e alla testimonianza del Vangelo. Anche la Chiesa in Cina deve sentire nel suo cuore l’ardore missionario del suo Fondatore e Maestro. (…) Ora spetta a voi, discepoli cinesi del Signore, essere coraggiosi apostoli del Regno di Cristo. Sono sicuro che grande e generosa sarà la vostra risposta” (Dolore dal Vaticano).