C'è un ragazzo di 25 anni che nel 1735 riceve la commissione di scrivere una delle più belle composizioni sacre per la Settimana Santa. È Giovanni Battista Pergolesi che compone, per volontà di una confraternita napoletana, questa straordinaria opera: lo "Stabat Mater".
Pergolesi morirà l'anno successivo, ad appena 26 anni, a causa di un male, la tisi, che da sempre attanagliava lui e la sua famiglia. La grandezza di questa composizione è di tradurre nell'arte della musica la sua stessa esperienza - di dolore degli ultimi mesi della sua vita - come le attese e i desideri che caratterizzano l'esperienza di tutti gli uomini, fino a noi, oggi.
Il giovanissimo compositore, "dotato di autentico spirito religioso" così lo definiscono i suoi maestri di conservatorio, non avrà tempo di ascoltare eseguito il suo capolavoro.
"Finis, Deo gratias" sigilla il libretto che è riuscito a concludere nel breve tempo a disposizione.
Oggi, Venerdì Santo, vogliamo donarvi l'ascolto di questo struggente brano.
Ci uniamo alla passione di Gesù attraverso il dolore di Maria Santissima che abbraccia e prende su di sé tutto il dolore del mondo, nel tempo e nella storia, fino al mio, al tuo del tempo presente. Rivolgendoci a lei preghiamo: “Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum. Fa’ che il mio cuore arda, sia pieno di ardore, sia pieno di commozione nell’amare Cristo Dio, Gesù; nell’amarlo sopra ogni cosa/dentro ogni cosa, dentro ogni cosa/sopra ogni cosa… Fa’ che questa vita che io ora vivo nella carne, sia sempre nella fede di tuo Figlio Gesù, nell’esperienza della sua attrattiva presente, vincente e avvincente”(Nicolino Pompei). Amen. E così gloriosamente conclude lo "Stabat Mater", riaffermando la certezza che Cristo ha vinto la morte, la paura delle paure dell'uomo. Sì! Con Gesù, il risorto, nessuna notte è infinita! Lui è venuto a salvarci attraverso l'indicibile dolore. E continua a farlo adesso.