NUMERO 3 / ANNO 2016
… in un modo molto semplice
Anche noi ci siamo recati in pellegrinaggio alla porta santa di San Pietro, in questo Giubileo della Misericordia, voluto da Papa Francesco, che ormai sta per concludersi. Domenica 11 settembre, in una data mai neutrale perché ha segnato la drammatica svolta di un’epoca, siamo partiti da Ancona, San Benedetto del Tronto e Palermo per ritrovarci a Roma a vivere uno dei gesti giubilari più significativi nel cuore della cristianità. Essendo domenica, abbiamo partecipato all’Angelus del Papa in piazza San Pietro. L’attesa di questo momento è stato per me uno degli aspetti più belli di questo pellegrinaggio. Mentre aspettavamo mezzogiorno, cantando, ho pensato proprio a quell’attesa che stavamo vivendo, volgendo ogni tanto lo sguardo verso la finestra che da lì a poco si sarebbe aperta. Ho ripensato innanzitutto alla preghiera stessa dell’Angelus, una delle prime imparate in Compagnia e quella che più volte al giorno viviamo. Avendolo con me, ho riletto un tratto di un intervento di Nicolino che, a riferendosi all’Angelus, così diceva: “Nel momento dell’annunciazione troviamo proprio tutto quello che vale: l’iniziativa del Mistero, che accade come uomo nella storia, attraverso la libertà e la carne di una donna, proprio come un bambino accade ad ogni mamma. E troviamo la risposta che – ogni giorno, momento per momento, lì dove siamo, in tutti i luoghi della nostra responsabilità, dentro ogni vocazione – siamo chiamati a dare alla Grazia che opera sempre: Fiat mihi secundum verbum tuum. Sì, così si faccia. Sì, così la mia vita; la mia vita è la tua iniziativa su di me; la tua volontà è la mia vita, la pienezza dell’umano. Per cui sì, sì, sì: il mio io pieno è secondo te, si faccia di me secondo te”.
Quando poi Papa Francesco si è affacciato e ha preso la parola, mi sono ritrovata sopraffatta da una grande commozione nel pensare alla sua responsabilità nei confronti di tutta la Chiesa e del mondo intero. Ho considerato la chiamata e il compito che il Signore gli ha affidato e che solo Lui può permettergli di vivere. Ho pensato a come doveva sentirsi sapendo che tutti in quel momento guardavamo a lui e aspettavamo le sue parole. E la preghiera dell’Angelus è stata la risposta alla mia domanda. Nessuno infatti potrebbe da solo portare una sì grande responsabilità. È che c’è una chiamata, una predilezione, un’iniziativa continua - e non nostra; contemporaneamente c’è la nostra semplice risposta che è una preghiera, una richiesta. E fa tutto Lui. Fa tutto la Grazia. Ho riconsiderato anche la bellezza e il dono di poter rivolgere lo sguardo verso qualcuno da seguire, da ascoltare, da imitare.
Quel giorno al pellegrinaggio è stato un momento dove ho visto quel “tagliar corto di Dio, in un modo molto semplice”, che il tema del Convegno di quest’anno ci ripone davanti. Ho visto in atto quel “facendo il Cristianesimo”. Davvero è tutto molto semplice: può bastare un gesto come l’Angelus, il segno di una finestra che si apre e di un uomo – il Santo Padre – che si affaccia, prende la parola, prega… è semplice il Cristianesimo. È proprio una storia e una strada semplice. È “un modo molto semplice” rintracciabile in tutta la storia della salvezza, fino all’operare della Grazia nei nostri giorni.
Barbara Braconi
- Veglia di preghiera con i giovani
- Discorso del 30 luglio 2016
- Santa Messa con i giovani
Angelus
11 settembre 2016