La bellezza e la giovinezza del corpo sono l’idolo del nostro tempo, che considera il dolore uno spettro da fuggire, nascondere ed eliminare. Certo, nessuno che sia mentalmente sano auspica per sé e per i propri cari la sofferenza, ma d’altra parte la caducità del corpo umano, la malattia e la morte sono fattori ineliminabili, con cui prima o dopo, in un modo o nell’altro, tutti ci troviamo a fare i conti. Negli ultimi mesi è capitato anche a noi di dover affrontare delle circostanze dolorose che avremmo evitato, per quanto il dolore fisico ci spaventava e ci sembrava impossibile da sopportare. Eppure, lasciandoci condurre dalla nostra Compagnia, nel segno di alcuni amici che ci hanno sostenuto richiamandoci al Vero, ripetendoci e testimoniandoci ciò che da Nicolino impariamo, abbandonando la nostra misura per lasciare spazio a Gesù, anche a noi è accaduto di sperimentare che – come disse san Francesco di fronte al lebbroso – ciò che prima ci sembrava amaro, ci fu mutato in dolcezza d’animo e di corpo.